Le stelle a loro volta, come torce funebri, fanno il funerale al giorno.— Jean Racine
Le stelle a loro volta, come torce funebri, fanno il funerale al giorno.
Quelle stelle che nel Nord, nelle notti chiare, sono lacrime ghiacciate tra miliardi di altre, la via lattea di gennaio come caramelle d'argento, veli di gelo nell'immobilità, che lampeggiano, pulsando al ritmo lento del tempo e del sangue dell'universo.
Tu guardi le stelle, stella mia, e io vorrei essere il cielo per guardare te con mille occhi.
Ho fatto dare a quella stella il tuo nome. È ufficiale sul registro astronomico mondiale. Ti amo.
Dubita che il sole si muova, dubita che le stelle sono fuoco.
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d'un pianto di stelle lo inondi quest'atomo opaco del Male!
Le stelle son buchi nel cielo da cui filtra la luce dell'infinito.
Chi non ha luce in viso, mai potrà essere stella.
Guardare alle stelle mi fa sempre sognare, semplicemente come quando sogno sui punti neri che rappresentano le città e i villaggi in una mappa. Perché, mi chiedo, i puntini luccicanti del cielo non dovrebbero essere accessibili quanto i puntini neri sulla carta della Francia?
Si dice che quando una persona guarda le stelle è come se volesse ritrovare la propria dimensione dispersa nell'universo.
Di tutte le cose visibili, la più alta è il cielo delle stelle fisse.