Ho visto il futuro del rock'n'roll e il suo nome è Bruce Springsteen.— Jon Landau
Ho visto il futuro del rock'n'roll e il suo nome è Bruce Springsteen.
Sono cresciuto negli anni Cinquanta, quando il rock'n'roll era agli albori, e strimpellavo una racchetta da tennis di fronte ad uno specchio.
Io sono un sostenitore del... come si chiama... rock.
Per certi aspetti il rock ha preso il posto della passione tutta umana per le adunate oceaniche dell'epoca dei totalitarismi.
Si dice che in America tutto è ricco, tutto è nuovo, puoi salire in teleferica sui grattacieli e farti un uovo; io invece cerco il rock'n'roll al bar e nel metrò, cerco una bandiera diversa, senza sangue, sempre tersa.
Il rock si accompagna alle luci al neon, all'illuminazione artificiale mentre il reggae non ha bisogno di una discoteca o di un club, può essere ovunque, meglio tra le colline.
Non si può fare di tutto il rock un fascio!
Il rock ti dà l'idea che tutti ce la possono fare.
L'unico vantaggio di abitare a Hollywood e strimpellare la chitarra è che riesco sempre a entrare ai concerti. Non mi devo neppure preoccupare di comprare il biglietto. Inoltre posso andare dietro le quinte a conoscere i musicisti, bellissimo.
So che non mi crederà nessuno, ma io sto davvero pensando di scrivere un'opera rock che abbia per protagonista un giocatore di flipper sordo, muto e cieco. Non sto scherzando, anche se per ora è solo un'idea che ho in testa. Non c'è niente di definito.
Il rock dovrebbe essere suonato al volume che serve.