Tanto più lo scopo della guerra verrà a coincidere con il fine politico e tanto più puramente militare e meno politica sembrerà essere la guerra.
Lo stesso fine politico può produrre effetti totalmente diversi su popoli diversi e, anche sullo stesso popolo, in epoche diverse.
Per quanto riguarda la deduzione degli effetti dalle cause si presenta spesso una difficoltà insormontabile: non si conoscono affatto le vere cause.
L'arte della guerra, considerata dal suo punto di vista più elevato, si cambia in politica.
Poiché il talento e il genio agiscono all'infuori delle leggi della teoria, si trasformano nell'antitesi della realtà.
Vi sono pochissimi uomini - e sono le eccezioni - capaci di pensare e sentire al di là del momento presente.
Basta parlare di spallate a Prodi.
La determinatezza non è il linguaggio della politica.
L'economia politica è il codice dell'usura.
Un politico divide l'umanità in due classi: strumenti e nemici. Il ché significa che ne conosce una sola, la seconda.
L'imperatrice è legittima, mio cugino è repubblicano, Morny è orleanista, io sono un socialista, l'unico bonapartista è Persigny, e lui è pazzo.
Una setta o un partito è un elegante anonimato creato per risparmiare all'uomo la tremenda fatica di pensare.
La fedeltà al partito abbassa il più grande degli uomini all'infimo livello delle masse.
Un presidente deve capire la politica per governare, ma può essere eletto anche se non è così.
L'antipolitica è quella che ogni giorno chiamiamo politica.
La politica non è una scienza esatta, ma un'arte.
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