L'amore, come la morte, cambia tutto.

Khalil Gibran
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La nostra interpretazione

L’amore viene posto sullo stesso piano di una delle forze più assolute e irrevocabili dell’esistenza umana: la morte. Entrambi sono eventi che non si limitano a toccare la superficie della vita, ma la riorganizzano dalle fondamenta. L’innamoramento autentico non lascia nulla com’era prima: cambia il modo di guardare sé stessi, gli altri, il tempo, le priorità, il significato di ciò che conta davvero. Allo stesso modo, la consapevolezza della mortalità o la perdita di qualcuno infrange le vecchie sicurezze, creando una frattura dopo la quale la realtà non viene più percepita nello stesso modo. Il parallelo suggerisce che l’amore non è solo sentimento dolce o conforto, ma una potenza radicale, capace tanto di consolare quanto di destabilizzare. È esperienza che sposta il baricentro dell’io verso l’altro, che relativizza ambizioni e paure, che può dare senso al dolore e, al tempo stesso, metterci di fronte alla nostra vulnerabilità più profonda. Come la fine della vita biologica segna un confine netto, così un amore vero segna un prima e un dopo nell’interiorità, creando una nuova misura per giudicare il resto dell’esistenza. In questo accostamento si intravede anche un invito implicito a non banalizzare l’amore: viverlo significa accettare una trasformazione irreversibile, che coinvolge identità, memoria e destino personale.

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