La consapevolezza e l'emozione non erano necessariamente un bene.
La vita procede a spirale, ci illude fino all'ultimo che le cose siano cambiate, per poi riportarci al punto di partenza.
Cadere è volare. Il problema non è precipitare, ma saper atterrare.
La gente pensa sempre che la vita sia una strada dritta, ma sbaglia. La vita è un circolo, un maledetto cerchio che gira in tondo.
Si pensa che i grandi accadimenti debbano preannunciarsi in qualche modo. Che quando qualcosa cambia o svanisce, il mondo debba piangerne la perdita.
Chi è realmente consapevole di sé sa dove sta andando e perché.
Sei talmente abituato a vivere da vittima che la felicità che ricevi in questo momento ti fa piangere.
Gli uomini di esperienza sanno bene che una cosa è ma non sanno il perché; gli uomini d'arte conoscono il perché e la causa.
Avevano tutte piú o meno trent'anni. L'età in cui a volte si fatica ad ammettere che è la nostra vita quella che stiamo vivendo.
L'evoluzione dell'umanità corre su binari paralleli rispetto all'aumento e all'espansione della consapevolezza.
Qualche volta purtroppo occorre finire pancia a terra per capire chi realmente siamo e che cosa realmente vogliamo; e non ci è dato rialzarci finché non tocchiamo il fondo.
La presenza è più che esserci soltanto.
Forse si riesce meglio a mantenere la gioia di vivere se si tiene costantemente presente la propria transitorietà e il fatto che la morte può giungere in ogni momento, invece che scacciarne il pensiero.
Chi non ha guardato negli occhi un bambino almeno una volta, leggendovi una critica, lo sguardo accigliato e consapevole di un prigioniero?
A renderci desiderabili non è qualcosa che facciamo, ma qualcosa che senza saperlo abbiamo dentro di noi.