C'è uno strano misto di piacere e dolore a osservare chi si ama mentre è senza di noi.— Licia Troisi
C'è uno strano misto di piacere e dolore a osservare chi si ama mentre è senza di noi.
Quando il dolore toglie il fiato, l'unica soluzione è annullare la mente e lasciare che sia il corpo a curarci.
Si pensa che i grandi accadimenti debbano preannunciarsi in qualche modo. Che quando qualcosa cambia o svanisce, il mondo debba piangerne la perdita.
La condanna degli esserti mortali, o forse il loro dono, è questo: bisogna vivere senza capire.
Il tempo cambia il volto delle cose, anche dei ricordi.
Solo la gioventù sciocca va avanti senza indecisioni, senza mai mettere in dubbio le proprie incrollabili certezze.
Nella separazione. Non nel modo in cui un'anima si accosta all'altra, ma nel modo in cui se ne allontana, riconosco la sua parentela e affinità con l'altra.
La poesia è distacco, lontananza, assenza, separatezza, malattia, delirio, suono, e soprattutto, urgenza, vita, sofferenza. È l'abisso che scinde orale e scritto.
La distanza è una grande promotrice dell'ammirazione!
La lontananza aumenta il prestigio.
Perché anche una scheggia di distanza tra noi è esasperante.
Le cose lontane che non si possono neppure sognare si dimenticano.
Diventammo l'una per l'altra frammenti di voce, senza mai nessuna verifica dello sguardo.
Sono felice? No, ovvio. Mi manca da morire. Ma non posso fare molto. Proprio perché lo amavo, ho dovuto lasciarlo andare. Vivo guardando avanti. Non so cosa il futuro mi riserverà. Ho paura? Tanta. Ho deciso di vivere giorno dopo giorno.
Ho visto Lila per l'ultima volta cinque anni fa, nell'inverno del 2005. Stavamo passeggiando di buon mattino lungo lo stradone e, come ormai da anni, non riuscivamo a sentirci a nostro agio.
Un amico lontano è a volte più vicino di qualcuno a portata di mano. È vero o no che la montagna ispira più riverenza e appare più chiara al viandante della valle che non all'abitante delle sue pendici?