Frode. Come sopportiamo ancora di chiamarci viventi noi morenti!— Manlio Sgalambro
Frode. Come sopportiamo ancora di chiamarci viventi noi morenti!
Nell'uomo politico si incarna lo stato medio di una società i vizi, le mediocrità, i difetti come se egli ne assorbisse i mali alla maniera dei vecchi stregoni che succiano la ferita purulenta succhiandone anche il maleficio.
C'è una barriera che impedisce a ogni uomo di essere felice per sempre: naturalmente è Dio.
La politica è la tutela dei minorati.
Vera disciplina nelle cose dell'intelletto è una spietata intransigenza contro lo spirito di discussione. Ogni concessione fatta in nome della reciproca eguaglianza è un tradimento della verità su cui si fa prevalere la cortesia. Pensare divide.
Dacché sai cos'è il mondo, ti diverrà più lieve vivervi. Ecco il miracolo del pessimismo.
Dove non c'è un potere comune, non c'è legge, dove non c'è legge, non c'è nessuna ingiustizia. Forza e frode, in guerra, sono le virtù cardinali.
Frode. La vita del commercio, l'anima della religione, la lusinga del corteggiamento e la base del potere politico.
La verità certamente non fu mai ladra: la frode a noi venne sempre dal troppo immaginare.
In definitiva, così nella storia come nella vita privata, la violenza non chiama che violenza, la frode non chiama che frode. L'uomo, entrato nel movimento del circolo, non ne esce più se non per qualche preveduto e perciò immorale incidente.