La vita era esattamente così, una lampadina sporca appesa a una fune elettrica il cui unico generatore di corrente è l'amore.
— Margaret Mazzantini
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La nostra interpretazione
L’immagine della lampadina sporca appesa a un filo evoca una condizione di fragilità e imperfezione. L’esistenza umana appare come qualcosa di semplice e persino dimesso, esposta all’usura del tempo, alla polvere degli eventi, agli urti del caso. Nulla ha lo splendore patinato delle vite ideali: ciò che illumina è piccolo, appannato, sempre sul punto di spegnersi. Eppure, proprio in questa precarietà si rivela il nucleo essenziale: la sola energia capace di tenere accesa la luce è l’amore. Non si tratta di un sentimento accessorio o decorativo, ma di una forza vitale, l’unico vero generatore che permetta alla vita di non scivolare nel buio. Senza amore, tutto il resto – successi, ruoli, oggetti – rimane inerte, come un circuito scollegato. Con l’amore, anche una lampadina malridotta può illuminare una stanza intera. La dignità dell’esistenza non sta nella perfezione della forma, bensì nell’intensità del legame che la alimenta. Così la vita, pur nella sua modestia e nelle sue incrinature, trova senso e continuità solo quando è attraversata da un sentimento che va oltre il calcolo, capace di donarsi e di illuminare anche ciò che all’apparenza è insignificante o consumato.
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