L’idea di fondo è che l’amore, quando esce dal regno delle illusioni e delle aspettative irreali, si rivela per ciò che è: un incontro fra due esseri umani imperfetti. Non c’è spazio per un ideale privo di difetti, per una relazione che non conosca fraintendimenti, limiti caratteriali, differenze profonde. Eppure, proprio questi elementi, anziché rappresentare un difetto di fabbrica, costituiscono la sostanza stessa del legame. L’amore autentico non nasce dalla fusione perfetta, ma dalla scelta quotidiana di restare, capire, perdonare, aggiustare. La tenerezza prende forma nel modo in cui ci si adatta alle debolezze reciproche, nel riconoscere i propri errori e nel continuare a investire nell’altro nonostante le disillusioni. La capacità di accettare la realtà, con le sue rughe emotive, sostituisce il bisogno di un’idealizzazione rassicurante. In questo senso, l’amore più profondo non coincide con l’assenza di problemi, ma con il coraggio di attraversarli insieme e di trasformare le mancanze in un tessuto condiviso di significato e complicità.