In fondo mi chiedo se il vero movimento del mondo non sia proprio il canto.
Non c'è nessuno più puerile del cinico, perché il cinico crede ancora con tutte le sue forze che il mondo abbia un senso e non riesce a rinunciare alle sciocchezze dell'infanzia tanto che assume l'atteggiamento opposto.
Nella nostra società essere povera, brutta e per giunta intelligente condanna a percorsi cupi e disillusi a cui è meglio abituarsi quanto prima.
Il bello è ciò che cogliamo mentre sta passando. È l'effimera configurazione delle cose nel momento in cui ne vedi insieme la bellezza e la morte.
Ecco a cosa serve il futuro: a costruire il presente con veri progetti di vita.
La miseria è una falce: miete in ogni nostra propensione ad avvicinarci all'altro e ci lascia vuoti, spogli di sentimenti, per darci la forza di tollerare tutto l'orrore presente.
Chiudo gli occhi e canto di nuovo, quasi sussurrando, mentre le mie dita arpeggiano la melodia come un tappeto volante sul quale la mia voce attraversa libera i tetti della città e afferra le stelle, come fossero le note della mia canzone, galleggianti sullo spartito infinito del cielo.
Il segreto del canto risiede tra la vibrazione della voce di chi canta ed il battito del cuore di chi ascolta.
Dio mi ha dato una voce per cantare, e quando si ha questo non serve nessun altro trucco.
Colui che canta passa dalla gioia alla melodia, colui che ascolta, dalla melodia alla gioia.
E quello che non so lo so cantare.
Dio mi ha dato una voce per cantare con Lui, e quando hai questo, quale altro trucco ti serve?
Se non ti levi dal mio alluce finisci a cantare da castrato in qualche avanspettacolo.
Il canto che non emoziona è un esercizio acrobatico delle corde vocali.
Mio padre mi dava dieci dollari - che è un sacco di soldi per una bambina di nove anni - per cantare in chiesa, ai ristoranti, alle cerimonie, un po'ovunque.
Perché canti? - Per ammazzare il tempo - Certo che possiedi un'arma micidiale.