Non riesco a sopportare quelli che non prendono seriamente il cibo.
Non vi è niente al mondo paragonabile alla devozione di una moglie. E di ciò i mariti non hanno alcuna idea.
La moderazione è qualcosa di fatale. Il sufficiente è deprimente come un pasto regolare, il sovrabbondante gradevole come un banchetto.
Poche cose sono più facili che vivere male e morire bene.
Tutto ciò che è bello appartiene alla stessa epoca.
Fare una buona insalata significa essere un brillante diplomatico; il problema è identico in entrambi i casi: sapere con esattezza quanto olio mescolare col proprio aceto.
Fu veramente un audace colui che per primo mangiò un'ostrica.
Ciò che è insaziabile non è lo stomaco, come dicono i più, ma l'opinione falsa che lo stomaco richiede sazietà illimitata.
Tutti possono cucinare.
Quando fai uno spuntino con un amico, non mangiare così tanto da restare incastrato nella porta quando cerchi di uscire.
Dovevamo mangiare. E mangiare e rimangiare. Eravamo tutti disgustosi, condannati ai nostri compitini sporchi. Mangiare, scoreggiare, grattarci, sorridere e santificare le feste.
Come mai ricavo forza dalla carne che mangio?
Io mangio solo per nutrire il dolore.
Non ho dubbio che appartenga al destino della razza umana, nel suo graduale miglioramento, smettere di mangiare animali, allo stesso modo che le tribù selvagge hanno smesso di mangiarsi l'un l'altra quando vennero in contatto con le più civili.
Ce ne stavamo seduti a chiacchierare in un ristorante etiope scelto da lei. E io facevo qualche battuta tipo: "Ehi! Non sapevo che si mangiasse in Etiopia, sarà una cosa rapida: ordino due piatti vuoti e via!"
Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d'ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo.