Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell'amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare.
— Paolo Borsellino
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La nostra interpretazione
In queste parole emerge l’idea di un sentimento che nasce non dall’entusiasmo immediato o dall’attrazione spontanea, ma da una scelta consapevole e faticosa. All’inizio c’è il rifiuto, la distanza, persino il fastidio verso un luogo con tutte le sue contraddizioni, i suoi difetti e le sue ombre. Eppure, proprio a partire da questo disagio, si compie un atto di volontà: decidere di restare, di conoscere più a fondo, di prendersi cura, fino a trasformare la resistenza in dedizione. L’amore viene descritto come un impegno attivo, che non si limita ad accettare ciò che è piacevole, ma si misura con ciò che provoca dolore, rabbia e delusione. Amare diventa allora uno sforzo di trasformazione: non una resa alle cose così come sono, ma la tensione continua a migliorarle. Il sentimento autentico non si ferma di fronte alle imperfezioni, ne fa piuttosto il punto di partenza per un’opera di cambiamento. In questa prospettiva, l’affetto verso la propria terra non è cieco, non nega i problemi; al contrario, li guarda in faccia e sceglie di impegnarsi. È una forma di amore che unisce lucidità e speranza, che accetta la fatica e il rischio del fallimento pur di contribuire a rendere migliore ciò a cui si è legati. Questo tipo di amore chiede responsabilità, coerenza e coraggio, perché non si limita a sentire, ma agisce, prova a incidere sulla realtà, trasformando anche chi ama nel processo stesso del cambiamento.
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