L’affermazione di Pasolini indica un sentimento che non si disperde nel presente effimero, ma trova fondamento in ciò che è stato tramandato. L’amore non è qui un’emozione passeggera o puramente individuale, bensì un legame profondo con un patrimonio di gesti, linguaggi, valori e simboli che precedono il singolo. C’è l’idea che ciò che conta davvero, ciò che merita dedizione, sia ciò che ha attraversato il tempo e ha resistito alle mode e alle rotture del presente. Questo tipo di sentimento è rivolto a una continuità: verso il mondo contadino, le culture popolari, i codici etici non ancora corrotti dal consumismo e dall’omologazione. È un amore che si radica nella memoria e nella storia, in un orizzonte condiviso che dà senso all’identità personale. Nel riconoscimento della tradizione come luogo privilegiato del proprio affetto, emerge anche una critica implicita alla modernità che consuma e dimentica, e un desiderio di custodire ciò che è stato, come forma di fedeltà a una verità umana più essenziale.