Se il primo amore è un violino si scorda facilmente.

Mirco Stefanon
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La nostra interpretazione

Il paragone tra il primo sentimento importante e uno strumento musicale suggerisce un legame fragile, che può perdere rapidamente la sua intensità se non viene coltivato. L’immagine di qualcosa che si scorda facilmente richiama la natura acerba delle prime esperienze affettive, spesso vissute più come scoperta e sperimentazione che come legame destinato a durare. C’è l’idea che la memoria emotiva, quando è agli inizi, sia volatile: ciò che al momento sembra assoluto e totalizzante, col tempo può rivelarsi un passaggio, una prova generale per qualcos’altro di più consapevole. Emergono anche la distanza e l’ironia con cui, da adulti, si riguardano gli entusiasmi giovanili: ciò che una volta sembrava eterno viene ridimensionato, quasi fosse una melodia semplice che si dimentica quando se ne ascoltano di più complesse. Allo stesso tempo, si intravede una nota di disincanto: l’idea che la prima esperienza non sia necessariamente la più profonda o la più vera, ma solo la prima di molte. Non si nega il ruolo formativo di quel sentimento, ma lo si relativizza, riconoscendo che la maturità affettiva nasce spesso dai legami successivi, capaci di andare oltre l’incanto iniziale per entrare nel territorio più impegnativo della durata, della responsabilità e della memoria che persiste oltre l’entusiasmo del debutto.

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