Certi amori sono soltanto sudori che si somigliano.

Gesualdo Bufalino
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La nostra interpretazione

In queste parole l’amore viene spogliato di ogni idealizzazione romantica e riportato a qualcosa di puramente fisico, quasi meccanico, che non riesce a elevarsi oltre il corpo. Ci sono relazioni che sembrano intense, travolgenti, persino appassionate, ma in realtà non possiedono una vera profondità affettiva. Il coinvolgimento si riduce a un insieme di gesti ripetuti, di corpi che reagiscono nello stesso modo, di desiderio che si consuma nell’istante, senza un vero incontro tra due interiorità. Il sudore diventa l’immagine di un amore che si limita allo sforzo, allo slancio fisico, a un calore momentaneo, destinato a evaporare e a lasciare poco dietro di sé. L’idea di somiglianza tra sudori suggerisce anche una certa intercambiabilità: chiunque potrebbe occupare quel posto, perché manca un legame unico e irripetibile. L’altro non è una persona insostituibile, ma il semplice partner di un’esperienza che potrebbe ripetersi uguale con qualcuno di diverso. Questo ridimensionamento brutale dell’amore mette in crisi il mito della passione come prova assoluta di autenticità. Non tutto ciò che brucia, che affatica, che scuote il corpo, contiene per forza una verità del cuore. Esistono legami in cui i segni esteriori del trasporto emotivo ingannano, coprono un vuoto interiore, un’assenza di ascolto, di conoscenza reciproca, di scelta consapevole. In questo modo viene messa in luce la distanza tra intensità e autenticità, tra attrazione e dedizione, tra il semplice consumo dei corpi e la costruzione lenta di un sentimento che sappia durare oltre il momento condiviso.

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