Il coraggio è contro natura. Lo dimostra il fatto che pochi ne hanno.
"Credere, obbedire, combattere": lo slogan imposto a un popolo che non crede in niente, non sa obbedire, e non vuol combattere.
L'avaro spende lo stretto necessario: il prodigo, tutto il superfluo.
L'uomo è buono finché gli conviene.
Il vantaggio d'andar a letto con la propria moglie è che si trova sempre il tempo di piegar i pantaloni.
Ciò che più mi fa arrabbiare è che mi arrabbio.
Coraggio, soprattutto a livello individuale, è anche volontà civile e responsabile di non rassegnarsi all'incalzante degrado morale. E infine quella buona cosa che consiste nel saper pagare sulla propria pelle i propri errori: virtù assai rara oggigiorno ma per questo ancor più apprezzabile.
Il coraggio non è che l'attitudine o l'abitudine di chiudere gli occhi all'occorrenza.
C'è sempre una filosofia per la mancanza di coraggio.
Oggi servono due qualità: l'onestà e il coraggio.
Il coraggio non teme il delitto e l'onestà non teme l'autorità.
Chi è felice farà felici anche gli altri, chi ha coraggio e fiducia non sarà mai sopraffatto dalla sventura.
Il vero coraggio è la quantità di simulazione disponibile.
Il coraggio è uno stato di calma e di tranquillità in presenza di un pericolo, stato rigorosamente simile a quello in cui si è quando non c'è pericolo.
Il coraggio militare ha nulla a che fare col coraggio civile.
Il coraggio percorre una distanza breve; dal cuore alla testa, ma quando se ne va non si può sapere dove si ferma; in un'emorragia, forse, o in una donna, ed è un guaio essere nella corrida quando se n'è andato, dovunque sia andato.