L’esperienza dell’amore viene descritta come un processo mentale in cui ci si convince, quasi con un atto di fede, che un sentimento sia il centro propulsore della propria vita, l’unica forza capace di dare senso alle giornate. Questo stato assomiglia a una sorta di incantamento, in cui tutto ruota attorno alla persona amata, alle emozioni romantiche, alle aspettative e alle proiezioni che si costruiscono. Tuttavia, questo incanto non è stabile: esiste un momento preciso, spesso improvviso, in cui qualcosa si rompe silenziosamente dentro di sé. Il risveglio non è spettacolare né drammatico, ma ordinario: ciò che prima appariva essenziale viene sostituito da desideri semplici, quotidiani, persino banali, come la voglia di una colazione abituale. Questo passaggio mette in luce quanto l’amore possa essere transitorio e legato a uno stato mentale, più che a una verità assoluta. Il sentimento che sembrava indispensabile perde centralità, e la vita torna a poggiarsi su piccoli piaceri concreti, rivelando la fragilità delle idealizzazioni affettive e la capacità dell’essere umano di ricollocare le proprie priorità emotive senza clamore, ma attraverso un lento ritorno alla normalità.