Credo, in quanto sceneggiatore, che il cinema deve fornire un nuovo sguardo sulla vita di tutti i giorni.
Della vita, metà è di desiderio, e metà d'insoddisfazione. La vita è una atroce burletta.
La vita è violenta, sinistra, impastata d'infamie, tessuta di egoismi, disseminata di infelicità, senza gioie durevoli; ha un unico fine: la morte sempre minacciosa, la condanna di ogni nostra speranza. Per viltà ci sforziamo di credere che questa condanna non sia senza appello.
All'allievo che gli chiede se esiste il paradiso, il maestro Paracelso risponde dicendogli che il paradiso esiste ed è questa nostra Terra. Ma esiste anche l'inferno, e consiste nel non accorgersi che viviamo in un paradiso.
Spengiti, spengiti breve candela! La vita non è che un'ombra che cammina, un povero commediante che si pavoneggia e si agita, sulla scena del mondo, per la sua ora, e poi non se ne parla più; una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa nulla.
A un certo punto della tua vita o hai ciò che vuoi o i motivi per cui non l'hai.
Ok, se mettiamo in discussione l'importanza dell'autografo di un autore sull'elmetto di plastica di un film basato su un fumetto, allora tutte le nostre vite non hanno nessun senso.
Ciascuna parte della vita ha un suo proprio carattere, sì che la debolezza dei fanciulli, la baldanza dei giovani, la serietà dell'età virile e la maturità della vecchiezza portano un loro frutto naturale che va colto a suo tempo.
Ecco una prova per accertare se la tua missione sulla terra è compiuta. Se sei vivo non lo è.
Avremmo bisogno di tre vite: una per sbagliare, una per correggere gli errori, una per riassaporare il tutto.
La vita è un rischio che non si può fare a meno di correre.