Quella specie di coraggio ridicolo che si chiama rassegnazione.
Guardare da vicino il proprio dolore è un modo di consolarsi.
L'amore è la sola passione che si paga con una moneta che fabbrica essa stessa.
Basta pensare a una perfezione per vederla in ciò che si ama.
Una mosca effimera nasce alle nove d'una mattina di piena estate, per morire alle cinque di sera; come potrebbe comprendere la parola notte? Datele cinque ore di vita di più, vede e intende che cosa è la notte.
È finita e non c'è più nulla da fare, e questa è già una consolazione, come dicono in Turchia quando tagliano la testa dell'uomo sbagliato.
Dall'abito della rassegnazione sempre nasce noncuranza, negligenza, indolenza, inattività, e quasi immobilità.
Ciò che dà alla tragedia il suo particolare slancio verso l'alto è il sorgere della convinzione che il mondo, che la vita non ci possano dare nessuna vera soddisfazione, e che perciò non meritino il nostro attaccamento: in ciò consiste lo spirito tragico, il quale conduce alla rassegnazione.
Questa ripetizione ossessiva di sé stessi, al di là del dato anagrafico, è il vero segno dell'"invecchiamento" italiano: vecchio è chi dispera di cambiare e di cambiarsi, ed è ormai rassegnato a essere fino alla fine ciò che è sempre stato.
Noi tutti siamo rassegnati alla morte: è alla vita che non siamo rassegnati.
Qualche certezza resta intatta. Fortunatamente o sfortunatamente, sia chiaro. Per esempio, la certezza che la sinistra italiana riesca a perdere le elezioni.
Nulla può essere peggiore della paura che uno abbia rinunciato troppo presto, e lasciato sospeso uno sforzo che avrebbe potuto salvare il mondo.
Io, quando so di poter cambiare le cose, divento attiva come un ciclone. E, quasi sempre, riesco a cambiarle. Ma, quando so di non poterci far nulla, mi rassegno.
La morte inizia quando qualcuno accetta di essere morto.
Il difficile è accettare che persone disonorate e senza scrupoli facciano scelte per te che solo Dio può fare.
Pensò: ora vado a salutarla di nuovo. Poi subito si corresse: no, gli addii non si ripetono, la prima volta sono romantici, la seconda noiosi, la terza ridicoli o tragici.
È paradossale che nell'elaborazione di una comica la tragedia stimoli il senso del ridicolo; perché il ridicolo, immagino, è un atteggiamento di sfida: dobbiamo ridere in faccia alla tragedia, alla sfortuna e alla nostra impotenza contro le forze della natura, se non vogliamo impazzire.
Non conviene fare sesso. Dura poco, si fa una gran fatica e la posizione è ridicola.
La vera razionalità è capace di capire il ridicolo.
Costui lè un italiano e ci sta coprendo di ridicolo agli occhi del mondo! Leonardo Da Vinci!
Se i cinici ridicolizzeranno la libertà e la comunità... se i "realisti più intransigenti" diranno che il profitto è l'unico ideale possibile... ignorateli e continuate ad utilizzare il permesso d'autore.
La verità passa per tre gradini: viene ridicolizzata, viene contrastata, viene accettata come ovvia.
Yacht ridicoli, aerei privati e immense limousine non fanno godere la vita di più, e inviano messaggi terribili per le persone che lavorano per questi. Sarebbe molto meglio se quei soldi fossero stati spesi in Africa: si tratta di ricercare un equilibrio.
Se di certi uomini non s'è mai visto il lato ridicolo, vuol dire che non lo si è cercato bene.
La volontà forte e la nullità di potere in chi sente una passione politica lo fanno sciaguratissimo dentro di sè: e se non tace, lo fanno parere ridicolo al mondo; si fa la figura di paladino da romanzo e d'innamorato impotente della propria città.
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