Una fotografia è insieme una pseudopresenza e l'indicazione di un'assenza.
Il pittore costruisce, il fotografo rivela.
Fotografare significa attribuire importanza. Non esiste probabilmente soggetto che non si possa rendere bello; non si può inoltre eliminare la tendenza, insita in tutte le fotografie, ad attribuire valore ai loro soggetti.
Non si impara con l'esperienza, perché la sostanza delle cose cambia continuamente.
La malattia è il lato notturno della vita.
Le fotografie sono forse i più misteriosi tra gli oggetti che formano, dandogli spessore, quell'ambiente che noi definiamo moderno. Esse sono in realtà esperienza catturata, e la macchina fotografica è l'arma ideale di una consapevolezza di tipo acquisitivo.
Fotografare significa appropriarsi della cosa che si fotografa. Significa stabile con il mondo una relaziona particolare che dà una sensazione di conoscenza, e quindi di potere.
Dire che "la macchina fotografica non può mentire" equivale semplicemente a sottolineare le numerose frodi che vengono compiute in suo nome.
Non è del tutto sbagliato dire che non esistono brutte fotografie, ma solo foto meno interessanti, meno rivelanti, meno misteriose.
La nostra è un'epoca nostalgica e i fotografi sono promotori attivi della nostalgia.
La luce è la lingua della fotografia, l'anima del mondo. Non c'è luce senz'ombra, come non c'è gioia senza dolore.
Per mezzo della fotografia e della parola scritta cerco disperatamente di sconfiggere la fuggevolezza della mia vita, di catturare gli attimi prima che svaniscano, di rischiarare la confusione del mio passato.
Il carattere contingente delle fotografie conferma che tutto è caduco.
Le fotografie ci ricordano che il tempo è multiforme e che noi siamo parte di una catastrofe metamorfica.
Quanta gente ha voluto uccidersi e si è limitata invece a lacerare la propria fotografia!
Ciò che la fotografia riproduce all'infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più a ripetersi esistenzialmente.