Se non accettiamo gli insegnamenti che l'amore ci ispira, continueremo felici a ripetere indefinitamente gli stessi errori, come mosche che ritornano dementi a picchiare contro i vetri delle finestre, incapaci di capire che il vetro, per quanto trasparente, non può essere attraversato.
— Alain de Botton
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La nostra interpretazione
L’amore viene descritto come un’esperienza che contiene in sé una forma di insegnamento, quasi una scuola emotiva e morale. Quando ci si rifiuta di imparare da ciò che accade nelle relazioni, ci si condanna a ricadere negli stessi schemi distruttivi, con una certa inconsapevole soddisfazione. C’è un paradosso: si può essere “felici” nel ripetere i propri errori, perché la ripetizione è rassicurante, familiare, e non costringe a mettere in discussione se stessi. L’immagine delle mosche che sbattono contro il vetro rende l’idea di un ostacolo invisibile ma reale: convinzioni, paure, idealizzazioni che impediscono di trasformare l’esperienza amorosa in crescita. L’amore, in senso più profondo, chiede lucidità, capacità di riconoscere i propri limiti, di vedere dove e come si continua a ferire se stessi e gli altri. Solo quando si accetta di interrogarsi sul proprio modo di amare e di essere amati, l’esperienza smette di essere un circolo vizioso e diventa occasione di maturità, responsabilità e verità verso sé e verso l’altro.
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