Ah! come io conosco bene l'amore. Egli inclina sempre a trovar de' difetti nell'oggetto amato: tu trovi il tuo troppo orgoglioso; io trovai il mio troppo modesto.
— Louis-Benoît Picard
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La nostra interpretazione
L’esperienza dell’amore viene presentata come qualcosa di profondamente paradossale: ciò che dovrebbe essere slancio incondizionato verso l’altro porta spesso a soffermarsi sui lati meno armoniosi della persona amata. Quando ci si lega davvero, l’altro smette di essere un ideale astratto e appare in tutta la sua concretezza, con i suoi limiti, i suoi pudori, le sue rigidità. L’attenzione non si posa soltanto sulle virtù, ma anche su ciò che disturba, infastidisce o non corrisponde all’immagine che si era costruita. Un carattere troppo orgoglioso o eccessivamente modesto diventa il prisma attraverso cui si giudica il rapporto e, al tempo stesso, rivela che chi ama proietta su quella persona i propri bisogni, le proprie insicurezze e aspettative. Il sentimento diventa così una continua ricerca di equilibrio tra l’accettazione e il desiderio di cambiare l’altro. In questa tensione si insinua anche una sottile ironia: ogni amante si sente autorizzato a considerarsi esperto, ma in realtà resta prigioniero della propria prospettiva soggettiva. L’amore viene quindi mostrato come una condizione fragile e complessa, dove la conoscenza dell’altro è inseparabile dall’illusione, e dove la tendenza a giudicare rivela tanto l’oggetto del sentimento quanto chi lo prova.
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