Il talento è la tassa per l'esercizio dell'arte.— Alessandro Morandotti
Il talento è la tassa per l'esercizio dell'arte.
L'amore allo stato puro è quello non corrisposto.
L'intenditore è uno che è riuscito a dare a intendere di intendersene.
L'unico viaggio irrinunciabile è l'esplorazione dell'io.
La meraviglia è in noi, non nelle cose.
Amare tutta l'umanità può riuscire più facile del tollerare una sola persona.
Se riesci a dire una cosa di botto, inspiegabilmente hai stile; se non ci riesci, sei alla meglio un mercante di piacere; un letterato ornamentale, o un pasticciere musicale, o un pittore di ventagli con cupidi e prostitute. Handel aveva capacità.
Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso.
Non qualunque profano può divenire un massone e non tutti gli apprendisti e compagni possono divenire dei maestri, perché si tratta di sviluppare un dono naturale e non di creare dal nulla, e non vi è arte regia che possa fare un Paganini di chi non è fornito dell'orecchio necessario.
Coloro che sperano di diventare filosofi studiando la storia della filosofia dovrebbero, piuttosto, ricevere da essa l'idea che filosofi si nasce proprio come avviene per i poeti, anzi assai più di rado.
Il talento è un dono meraviglioso, ma imparare a usarlo è davvero un'impresa.
Non basta andare a letto per diventare una star... Ci vuole di più, molto di più. Però aiuta.
Se avessi talento, verrei imitato. Se mi si imitasse, diventerei di moda. Se diventassi di moda, passerei rapidamente di moda. È meglio dunque che io non abbia alcun talento.
Dalla culla e non dalla scuola deriva l'eccellenza di qualunque ingegno.
Che cosa mi ha fruttato il mio talento? Niente, se non la necessità di farne un uso continuo per trascorrere le ore, gli anni, per ingannare me stessa con qualche pretesto di varietà, di oblìo.
Uno che sia davvero in gamba, è difficile che sia una brava persona.