Tieniti la tua coerenza, vecchio! Sono incoerente, come l'aere, più dell'aere!
Il mio epitaffio potrebbe essere quel passaggio di Sade: mi ostino a vivere perché "Anche da morto io continui a essere la causa di un disordine qualsiasi".
Gli impiegati andrebbero murati in casa. La domenica. Murare le finestre. Magari non in cemento, con dei mattoni forati. Quando vanno al lavoro possono sbizzarrirsi. Inalare qualche boccata di smog. Altro che verdi. Ecologicamente, la presa d'aria deve essere letale.
La letteratura maggiore o minore è, comunque, non soltanto menzogna, è chirurgia scongiurata, devitalizzata, guazzabuglio di vita simulata.
È la folla come fallo, è l'errore di massa. Non l'erranza. È finita quell'erranza, il nomadismo, il pensiero. Dove c'è qualità si muore. Si tocca il filo rosso. Crepi. È cortocircuito.
Qui c'è troppa puzza di dio!
La sola virtù della coerenza è la prevedibilità, e troppi la usano semplicemente per evitare di rischiare.
La coerenza è un fardello scomodo: lascialo agli sciocchi.
Negli uomini, non esiste veramente che una sola coerenza: quella delle loro contraddizioni.
L'ultima cosa che mi preoccupa è di essere coerente con me stesso.
La coerenza è stata il nostro punto di forza. La coerenza paga sempre.
L'unità del Paese resta una conquista e un ancoraggio irrinunciabili. Ogni auspicabile riforma condivisa a partire da quella federalista, per essere un approdo giovevole, dovrà storicizzare il vincolo unitario e coerentemente farlo evolvere per il meglio di tutti.
Le ideologie ritengono che una sola idea basti a spiegare ogni cosa nello svolgimento dalla premessa, e che nessuna esperienza possa insegnare alcunché dato che tutto è compreso in questo processo coerente di deduzione logica.
La domanda è già un miracolo. È il primo modo della coerenza, del compimento di sé, della propria libertà.
La coerenza è l'ultimo rifugio delle persone prive d'immaginazione.
Chi ha la casa fatta di vetro, non dovrebbe gettare pietre contro quella degli altri.