Conversare con uomini d'altri secoli é quasi lo stesso che viaggiare.
Io sono un essere che pensa, che dubita, che nega, che conosce solo poche cose, che ne ignora molte, che odia, che vuole e che non vuole, che immagina, che ama e che sente. E che pur sapendo che tutte queste cose potrebbero anche non esistere, sa invece che esistono tutte dentro il suo cervello.
La ragione non è nulla senza l'immaginazione.
E' atteggiamento prudente non fidarsi mai di quelli che ci hanno ingannato anche solo una volta.
Io sono davvero sorpreso quando considero quanto sia debole la mia mente e quanto prona all'errore.
L'uomo è una cosa imperfetta che tende incessantemente a qualcosa di migliore e più grande.
Viaggiare è come innamorarsi: il mondo si fa nuovo...
Nel grande viaggio si fanno dei viaggi, sono i nostri piccoli percorsi insignificanti sulla crosta di questo pianeta che a sua volta viaggia, ma verso dove?
Mamma e Arnold decisero che volevano viaggiare in giro per il mondo. A settant'anni, eh?
A che ci serve viaggiare, se non riusciamo ad evitare noi stessi?
Io imparo recandomi dove devo andare.
Non si fa un viaggio. Il viaggio ci fa e ci disfa, il viaggio ci inventa.
Il passo più lungo del viaggio è quello per uscire di casa.
Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d'avere: l'estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t'aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.
Solo la direzione è reale, la meta è sempre fittizia, anche la meta raggiunta... anzi soprattutto questa.
Deve essere l'andare, non l'arrivarci, quello che è buono.