Quando condividete si forma una community.
La Rete, da Amazon a eBay, ha fatto emergere una coda lunga di domanda per i prodotti fisici di nicchia; oggi gli strumenti democratizzati di produzione stanno facendo emergere anche una coda lunga di offerta.
La bellezza del web è che ha reso democratici sia gli strumenti dell'invenzione sia quelli della produzione. Chiunque abbia un'idea per un servizio può trasformarlo in un prodotto con l'aggiunta di un po' di codice.
Negli ultimi dieci anni abbiamo scoperto nuovi modi per creare, inventare e lavorare insieme sul web. Nei prossimi dieci anni ciò che abbiamo imparato verrà applicato al mondo reale.
Il web ci ha insegnato il potere dell'effetto di rete: quando connettete le persone e le idee, esse crescono.
Una nuova idea di politica sta emergendo in una giovane generazione di leader che socializzano attraverso Internet: per loro, categorie significative non sono «destra» e «sinistra», ma «centralizzato e autoritario» e «distribuito e collaborativo». Questo sembra avere un senso.
Siamo sempre più connessi, più informati, più stimolati ma esistenzialmente sempre più soli.
Spegni i social ed accendi i sentimenti.
Il web è costruito in gran parte su due economie non monetarie: l'attenzione (il traffico) e la reputazione (i link); entrambe traggono enormi benefici dai contenuti e servizi gratuiti. Ed è facile convertire in contanti una di queste due valute.
Internet offre una ricchezza inestimabile di informazioni, conoscenza, contatti umani. E' così grande che ha gli stessi pregi e gli stessi difetti del mondo reale: pieno di cose meravigliose e anche di porcherie e cose inutili.
Internet è fantastico e strano: puoi scrivere una lettera e dare ragionevolmente per scontato che verrà letta.
La Rete da luogo di «connessione» è chiamata a diventare luogo di «comunione».
La rivoluzione, in questo Paese, si fa giusto sui social.
I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l'invasione degli imbecilli.
La sfida non deve essere come 'usare' bene la rete, come spesso si crede, ma come 'vivere' bene al tempo della rete.