Romanzi d'amore, pasticche di sospiri.
Il primo uomo mette l'intimo del frutto, il nocciolo, sotto la terra che lo produsse, per gratitudine e sacrificio. E la terra crea un nuovo albero.
Dio, prima della creazione, era a sé stesso un segreto: dovette creare per conoscersi.
La gioia rende l'uomo socievole, il dolore lo allontana dagli altri.
La vita è soltanto un'altra morte. Il principio della vita, non la fine, è la morte.
Un romanzo o si scrive o si vive.
Il romanziere non deve render conto a nessuno, tranne che a Cervantes.
Scrivere romanzi è un buon affare quando si è ammogliati con la critica.
Chissà se il romanzo non sarà una realtà più perfetta e una vita che Dio crea attraverso noi, e se noi chissà, esistiamo soltanto per creare?
L'unica cosa che possiamo chiedere a priori a un romanzo, senza esporci a un'accusa di arbitrarietà, è di essere interessante.
Scrivere oggi un romanzo tradizionale pare anacronistico e temerario come uscire in carrozza e cilindro, generoso e sfortunato come l'ultima carica del Savoia Cavalleria contro i carri armati russi.
Un romanzo che non scopra un segmento di esistenza finora sconosciuto è immorale. La conoscenza è l'unica moralità del romanzo.
I romanzi sentimentali corrispondono a quelle che sono, in medicina, storie cliniche.
Non c'è niente di più distante dalla vita delle persone che lo scrivere romanzi. Per questo fanno bene al cuore.