La medicina è anche una professione di morte, medicina e "medicidio".
Lo prendo come un complimento perché chiunque abbia letto la storia di Frankenstein sa che era un tipo benevolo, ma fu la società a definirlo un mostro cattivo.
Ognuno, se sapesse quel che i medici fanno, gli cederebbe volentieri la metà dei propri beni, a patto che non si accostassero mai troppo.
Si credeva che Apollo, dio della medicina, fosse anche quello che mandava le malattie: in origine i due mestieri ne formavano uno solo; è ancora così.
La medicina è l'arte di accompagnare con parole greche al sepolcro.
Nella patologia nervosa, un medico che non dice troppe stupidaggini è un malato guarito a metà.
Medico aiuta te stesso: così aiuterai anche i tuoi malati.
I dottori hanno fatto tutto quello che hanno potuto, ma nonostante questo sono ancora vivo.
Il vero miracolo della medicina moderna è di natura diabolica: consiste nel far sopravvivere non solo singoli individui, ma popolazioni intere, a livelli di salute personale disumanamente bassi.
Il medico esercita su di me un doppio effetto dal quale non so difendermi: mi spaventa e non mi rassicura. Se mi dice: "Lei ha la tal malattia", gli credo. Se mi dice: "La guarirò", non gli credo più.
La medicina consiste nell'introdurre droghe che non si conoscono in un corpo che si conosce ancor meno.
Non è che abbiamo perso la fede: l'abbiamo semplicemente trasferita da Dio alla professione medica.