La frase di Edoardo Bennato riflette una critica acuta verso le figure istituzionali della società, mettendo in luce il contrasto tra i sogni idealistici che queste carriere rappresentano nella mente del comune cittadino e la realtà pragmatica delle loro attività. L'autore usa un tono ironico per evidenziare come tali professionisti stiano lavorando con serietà mentre lui, l'artista, esprime se stesso attraverso il canto. Questo sottolinea una tensione tra le forme di lavoro e i modi in cui la società attribuisce valore a diverse tipologie d'impegno, suggerendo che ci sia un disaccordo profondo sulle valutazioni socialmente accettate della produttività e dell'importanza. La citazione invita il lettore ad interrogarsi sui ruoli assegnati nella società e sull'autenticità del lavoro di chi è in carica, mettendo a nudo le contraddizioni che emergono quando si confrontano i mondi della politica, dello studio e dell'arte.