La pazienza dei popoli è la mangiatoia dei tiranni.— Emilio de Marchi
La pazienza dei popoli è la mangiatoia dei tiranni.
Il bisogno che fa gli uomini cattivi, fa brutte le donne.
Vero e unico creatore di bene è l'affetto, l'affetto naturale che scorre quieto ma inesauribile, a portare i freschi ruscelli della vita; mentre la passione o è fiamma che dissecca o è un tormentaccio rovinoso, che assorda, trascina, devasta.
Una boccata d'aria sui laghi e sulle colline fa bene al sangue, mentre il restare un mese di più nell'afa d'agosto e litigare sui bilanci delle Società cooperative, oltre alle inimicizie che si fanno, lima la salute.
Non c'è nulla che meglio si adatta a un'idea confusa d'una parola che non si capisce.
Abbi pazienza in tutte le cose, ma principalmente abbi pazienza con te stesso.
Un passo alla volta mi basta.
Essere gentili e pazienti conviene, perché quello che non abbiamo dato pesa più di qualunque cosa possiamo aver perso: tempo, divertimento, riposo.
La pazienza non è passiva; al contrario, essa è attiva; è forza concentrata.
Abbiamo un detto in Tibet: "Se perdi la pazienza e ti arrabbi, morditi le nocche". Significa che se montate in collera non dovete mostrarlo agli altri. Dite piuttosto, a voi stessi: "Lascia perdere".
Non c'è forza paragonabile alla pazienza proprio come non c'è afflizione peggiore dell'odio.
Bisogna temere la furia di un uomo paziente.
La pazienza è la strada più difficile sulla quale rimanere, ma è il cammino più sicuro per la vittoria.
La pazienza è anche una forma di azione.
Gli uomini se ne vanno quando il loro coraggio viene messo alla prova. Di noi ciò che viene messo alla prova è la pazienza, il saper vivere senza di loro.