Chi cerca lo spirito non ha spirito.
Non bisogna voler vincere, quando si ha la prospettiva di superare l'avversario solo per la larghezza di un capello. La buona vittoria deve far gioioso il vinto, deve avere qualche cosa di divino che risparmi l'onta.
Ciò che noi facciamo non viene mai capito, ma soltando lodato o biasimato.
Anche i propri pensieri non è possibile restituirli completamente in parole.
Per taluni rallegrarsi di una lode è soltanto una gentilezza del cuore e precisamente l'opposto di una vanità dello spirito.
Come è giunto l'oro ad avere il massimo valore? Perché non È volgare, non è utile e luccica di mite splendore; sempre esso dona se stesso. Solo come riflesso della virtù più nobile, l'oro giunse al più nobile valore.
Nulla è per lo spirito più raggiungibile che l'infinito.
Noi ci lasciamo andare in un punto allo stesso spirito che combattiamo in un altro. Noi facciamo uso di concetti e credenze, senza essere a noi stessi consapevoli del sistema, o di tutta la maniera di vedere a cui appartengono.
Lo spirito è reale ed eterno, mentre la materia bruta è irreale e dipende dal tempo.
Bisogna cercare un bene che non si guasti giorno per giorno, che non conosca ostacoli. Qual è? Lo spirito, ma deve essere retto, onesto, grande.
La materia non ricorda, lo spirito sì. Ed il mio spirito altro non è che la memoria delle mie infinite incarnazioni.
La Natura deve essere lo Spirito visibile, lo Spirito è Natura invisibile.
Calma di spirito: ogni passione spenta.
In verità, è un paradosso tipico dello spirito umano cogliere gli elementi senza poterne abbracciare la sintesi: paradosso epistemologico d'una scienza certa nei fatti, ma comunque insufficiente.
Colui che isola la sua coscienza dal cammino del popolo di Dio non conosce l'allegria dello Spirito Santo che sostiene la speranza.
Il fato che ci opprime è l'ignavia del nostro spirito.