Non faccio elemosine. Non sono abbastanza povero per farle.
La speranza è il peggiore tra i mali, poiché prolunga i tormenti degli uomini.
Si dimentica la propria colpa, quando la si è confessata a un altro, ma di solito non la dimentica l'altro.
Si considera la cosa non spiegata e oscura più importante di quella spiegata e chiara.
L'autore ragionevole non scrive per nessun'altra posterità che per la propria, cioè per la propria vecchiaia, per potere anche allora provar diletto di sé.
Il pensiero del suicidio è un energico mezzo di conforto: con esso si arriva a capo di molte cattive notti.
La preghiera, il digiuno e l'elemosina comportano la necessità di non farsi dominare dalle cose che appaiono: quello che conta non è l'apparenza; il valore della vita non dipende dall'approvazione degli altri o dal successo, ma da quanto abbiamo dentro.
L'elemosina incoraggia l'assuefazione invece che l'autostima e la capacità di cavarsela da soli.
La elemosina anziché sollevare dalle necessità gli accattoni li mantiene nel vizio.
L'elemosina avvilisce tanto chi la riceve quanto chi la fa.
L'elemosina non basta, ci vuole l'amore.
La superstizione, l'idolatria e l'ipocrisia percepiscono ricchi compensi, mentre la verità va in giro a chiedere l'elemosina.
Bisogna fare soltanto elemosine anonime. Hanno il grande vantaggio di sopprimere l'ingratitudine.
Chi fa un'offerta a un morto, a quello non da nulla e toglie a sé stesso.
Non ho bisogno di un vecchio. Questo non è un grande ranch, e io non posso permettermi di dar da mangiare a un vecchio e di pagargli il conto del dottore. Devi pur avere dei parenti o degli amici. Va' da loro. Andare dagli estranei è come chiedere l'elemosina.
Chi fa l'elemosina ha sempre l'aria di vergognarsi più di chi la riceve.