In amore ci sono cose che costringono ad amare di più ma portano a voler bene di meno.

Gaio Valerio Catullo
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La nostra interpretazione

Il pensiero esprime una tensione dolorosa e paradossale all’interno dei sentimenti: esistono esperienze, comportamenti o dinamiche affettive che intensificano il legame, alimentano l’ossessione, l’attaccamento, il bisogno dell’altro, ma allo stesso tempo logorano il rispetto, la dolcezza e la capacità di cura. Si può arrivare a desiderare di più, a pensare continuamente alla persona amata, a non riuscire a staccarsene, e proprio questo eccesso rende il sentimento più duro, più amaro, meno generoso. L’amore, invece di restare un luogo di libertà e dono, si trasforma in qualcosa di costrittivo: si ama perché si è trascinati da passioni, gelosie, ferite, e non più per una scelta serena e consapevole. Aumenta l’intensità, diminuisce la qualità. Si può essere più innamorati ma meno capaci di volere il bene dell’altro, meno disposti al perdono, alla comprensione, alla tenerezza. Il cuore si aggrappa, ma si indurisce. Emergono così i limiti dell’amore che non è più equilibrio tra desiderio e bene condiviso, ma sbilanciamento che consuma. Non tutto ciò che fa crescere il fuoco del sentimento fa crescere anche la capacità di amare in modo sano: talvolta, è proprio il troppo ardore a spegnere la bontà del legame e a condurlo verso la sua fine interiore, pur restando in apparenza ancora vivo.

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