Non è la persona più bella del mondo, ma è quella che fa il mio mondo più bello.

Guido Rojetti
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La nostra interpretazione

In queste parole emerge una visione dell’amore profondamente legata alla singolarità dell’altro. Non si parla di perfezione estetica, di canoni di bellezza condivisi o di confronti con il resto del mondo. Conta, invece, l’effetto che una persona ha sulla vita interiore di chi ama. La bellezza smette di essere un dato esteriore e diventa trasformazione: la presenza dell’altro illumina, colora e rende più sopportabili o addirittura gioiose le giornate, anche quando potrebbero essere ordinarie o difficili. Si afferma così una forma di scelta affettiva che non rincorre l’ideale astratto, ma riconosce un valore unico nella persona concreta, con le sue caratteristiche, forse comuni agli occhi degli altri, ma straordinarie per chi la guarda con il cuore. L’importanza non sta nell’essere “la migliore” secondo il giudizio del mondo, ma nell’essere insostituibile per uno sguardo particolare, quello di chi ama. Si mette in luce un amore che non si ferma all’apparenza, che non misura il valore dell’altro con parametri sociali o superficiali, ma con il modo in cui la sua esistenza arricchisce la propria. È un sentimento che rovescia le priorità: non importa che cosa gli altri vedono, importa come quella persona riesce a cambiare il senso delle cose, rendendo più luminoso ogni dettaglio. È una dichiarazione di intimità emotiva e di gratitudine, in cui il centro non è ciò che è evidente a tutti, ma la trasformazione interiore e silenziosa che nasce dalla vicinanza di qualcuno che rende la realtà più sopportabile, più piena, più bella.

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