La vera felicità dell'uomo sta nell'accontentarsi. Chi sia insoddisfatto, per quanto possieda, diventa schiavo dei suoi desideri.

Gandhi
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La nostra interpretazione

L'aforisma di Gandhi sottolinea la profonda connessione tra il senso di benessere individuale e l'abilità dell'uomo di trovare soddisfazione nelle cose che possiede, invece di essere spinto da un insaziabile desiderio. Suggerisce una visione della felicità non come risultato del raggiungimento continuo di nuovi obiettivi o beni materiali, ma piuttosto come uno stato interiore ottenibile attraverso l'equilibrio e la consapevolezza dei propri averi. In questo contesto, il desiderio è visto non solo come un motore per raggiungere le cose che ci mancano, ma anche come una forza che può imprigionare chi ne è schiavo, privandolo della libertà di apprezzare ciò che già possiede. Questa riflessione invita a considerare la felicità non tanto in termini di acquisizione esterna, quanto piuttosto attraverso una pratica interiore del contenimento e dell'approntamento.

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