È impossibile parlare del razzismo di oggi se non si ricorda il razzismo di ieri.— Gian Antonio Stella
È impossibile parlare del razzismo di oggi se non si ricorda il razzismo di ieri.
In ogni tipo di società razzista, i membri dei gruppi razziali emarginati hanno sempre dovuto sopportare forti svantaggi economici, creando ulteriori disagi familiari.
I problemi della razza sono essenzialmente problemi di relazioni umane, e i problemi della razza non sono che una delle tante prove del nostro fallimento nelle relazioni umane.
Il mio sogno è che i miei quattro bambini possano vivere un giorno in una nazione dove non saranno giudicati dal colore della loro pelle ma dal contenuto del loro carattere.
Il razzismo è l'espressione del cervello umano ridotta ai minimi termini.
Fin dagli inizi l'auto-proclamazione della comunità dei liberi avverte a bisogno di far ricorso a miti genealogici che diano un fondamento a questo gesto di distinzione.
Il pregiudizio razziale troverà sempre un fertile terreno in quella piccola e debole cosa che è il cervello umano.
Io non domando a che razza appartenga un uomo, basta che sia un essere umano; nessuno può essere qualcosa di peggio.
Con la creazione dell'Impero la razza italiana è venuta in contatto con altre razze; deve quindi guardarsi da ogni ibridismo e contaminazione.
Il razzismo è un modo di delegare ad altri il disgusto che abbiamo di noi stessi.
È facile cantare in tempi felici. Ma è duro farlo di fronte agli insulti, alle paure, alla minaccia della violenza, in mezzo all'odio o al silenzio dell'inazione: gli inni dei diritti civili aiutarono la causa di un popolo.