Donne, la donna mia ha d'un disdegno sì ferito 'l me' core, che se voi non l'atate e' se ne more!— Gianni Alfani
Donne, la donna mia ha d'un disdegno sì ferito 'l me' core, che se voi non l'atate e' se ne more!
Noi donne non abbiamo bisogno di libertà, ma d'aiuto.
Ben ch'esser donna sia in tutte le bande danno e sciagura, quivi era pur grande.
Carne della femmina che sei? Tutto passa, e tu, corpo, imputridisci; dopo la giovinezza, nessun piacere; dopo la morte, nessuna vita!
A che scopo dolerci delle donne? Noi possiamo mostrare loro di conoscerle, di saperle apprezzare nel loro valore, di tenerle anche in ispregio; esse sono tuttavia ben certe che noi le ameremo sempre.
Donne, animali a sangue freddo che abbisognano del sole e sono capaci di sottoporsi ai suoi raggi coll'espressione beatificata del comunicando e persino con l'estasi del mistico sul punto di abbandonarsi a Dio.
Gli uomini sono donne che non ce l'hanno fatta.
La donna sarà anch'essa poeta quando cesserà la sua schiavitù senza fine, quando avrà riconquistato per sé la propria esistenza (nel momento in cui l'uomo, che è stato fino ad allora ignobile nei suoi riguardi, la lascerà libera).
L'esistenza di una donna molto carina somiglia a quella d'una lepre il giorno dell'apertura della caccia.
E una donna è soltanto una donna, mentre un sigaro è una bella fumata.
Le lacrime delle donne sono il condimento della loro malizia.