Quest'aforsima di Gianni Monduzzi affronta con ironia e amarezza il tema dell'amico tradimento. La frase invita a riflettere sulla natura instabile delle relazioni umane, in particolare quelle che si ritiene solide come l’amicizia. Il suo uso del linguaggio metaforico per descrivere la perdita di un amico suggerisce una profonda disillusione verso le dinamiche sociali e interpersonali. Monduzzi sottolinea il fatto che, spesso nella vita quotidiana, i legami stretti possono essere facilmente spezzati o trasferiti ad altri individui senza alcun rispetto per l'importanza del rapporto precedente. Quest’aforsima può essere vista come una critica alla superficialità delle relazioni moderne e all'inconsapevolezza che molte persone hanno riguardo al valore di un'amico vero.