Quest'aforsima di Giovanni Giolitti evidenzia una complessità intrinseca nella natura umana e nelle dinamiche sociali. Esprime il concetto che le regole sono applicate in modo rigido nei confronti dei nemici, mentre per gli amici esiste un margine di interpretazione più flessibile delle stesse leggi o norme. Questo suggerisce una profonda riflessione sulla natura della giustizia e dell'equità nelle relazioni umane, mettendo in luce come le nostre connessioni personali possano influenzare la percezione del comportamento etico e morale. L'affermazione invita a un esame critico delle differenze tra il modo di trattare gli altri basato sulle loro posizioni sociali o sentimentali, sollevando interrogativi sulla coerenza della nostra condotta nei confronti degli amici rispetto ai nemici.