Nelle masse il buon senso domina più che generalmente si creda.
Quando si va in cucina, bisogna pur cucinare con gli ingredienti che si trovano.
La libertà, se è indispensabile al progresso di un popolo civile, non è fine a se stessa.
Per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano.
Un sarto che deve tagliare un abito per un gobbo, deve fare la gobba anche all'abito.
Spesso c'è più buon senso in uno solo che in tutta una folla.
Oggi la maggioranza della gente muore di un deprimente buon senso e scopre, quando è troppo tardi, che l'unica cosa di cui non ci si pente mai sono i propri errori.
L'eredità fondamentale dell'illuminismo sta tutta qui: c'è un modo ragionevole di ragionare e, se si tengono i piedi per terra, tutti dovrebbero concordare su quello che diciamo, perché anche in filosofia bisogna dare retta al buon senso.
Quanta stoltezza, quanta vigliaccheria, quanta tristizia si nascondono talora sotto la maschera del buon senso.
Il buon senso vale a non fare spropositi; ma non vale a scoprire o inventar qualche cosa.
Il buon senso è l'insieme di pregiudizi acquisiti fino ai diciott'anni.
Il buon senso è raro quanto il genio.
Grazia, spirito, coraggio, modestia, nobiltà di sangue, buon senso, tutte bellissime cose; ma che giovano questi doni della Provvidenza, se non si trova un compare o una comare, oppure, come si dice oggi, un buon diavolo che ci porti?
È buonsenso prendere un metodo e provarlo. Se fallisce, ammettilo con franchezza e provane un altro. Ma soprattutto, prova qualcosa.
Bisogna aver rinunciato al buon senso per non convenire che non conosciamo nulla se non attraverso l'esperienza.