La frase di Guido Cavani esplora la natura illusoria e necessaria della speranza nella quotidianità. Suggerisce una visione amara ma realistica dell'esistenza, dove ogni esperienza è vista come un viaggio inutile nel senso che non porta a risultati tangibili o definitivi. Tuttavia, l'autore sottolinea la necessità di continuare ad intraprendere questi percorsi per preservare una fede debole nella possibilità del cambiamento e della speranza. Senza questa illusione, si suggerisce che non ci sarebbe più alcuna motivazione o scopo nell'esistenza. Queste parole invitano il lettore a riflettere sulla delicatezza dell'equilibrio tra la realtà spesso amara di una vita difficile e l'incredibile resilienza umana derivante dalla capacità di credere in qualcosa, anche se solo come un meccanismo per sopravvivere. La frase sottolinea il valore intrinseco della speranza, nonostante le sue radici debbano essere ammesse come artificiali o irrealistiche.