L'albergo giusto bisogna meritarselo.
La nostra povera vita di testimoni della fine. Che cosa si può fare? Endura del silenzio, suicidio, o sottomissione.
Le parole degli ottimisti pugnalano nella schiena l'infinità di martirio degli esseri umani sulla terra.
L'uomo osa permettersi ancora delle crudeltà, quando già commette tranquillamente e ripetutamente l'atto più crudele di tutti: generare, dare agli orrori della vita esseri che non sono e non patiscono dolore.
La bellezza è il ponte unico che ci collega con l'infinito. È apparsa per frenare l'intollerabilità del male umano e del suo lamento nella porzione di Essere che ci limita e opprime.
La cosa peggiore degli alberghi è la mollezza dei letti. Le reti sono flaccide come trippa, la colonna vertebrale ne esce arcuata.
Avviso per chi pensa le pubblicità degli alberghi: io odio sentirmi a casa quando sono via.
L'albergo che ha un lento ascensore di legno con velluti lisi scricchiolante nella tromba delle scale sarebbe albero delle Fate, se non fosse ormai introvabile.
Un vero albergatore considererà tutti i suoi clienti, anche i più loschi, una volta che li avrà accolti nelle sue camere, come figli in tenera età, convalescenti di un taglio d'appendicite o di altro coltello, e ne proteggerà il riposo con materno, infinito amore.