Il mio più grande dolore è non poter far niente per la persona che amo.
— Jim Morrison
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La nostra interpretazione
Il dolore più profondo nasce spesso non dall’assenza di sentimento, ma dall’impossibilità di trasformarlo in azione concreta. Quando si ama davvero qualcuno, il desiderio istintivo è proteggerlo, aiutarlo, alleviare ogni suo peso. Scoprire di non avere i mezzi, il potere o le circostanze per farlo genera un senso di impotenza che ferisce l’identità stessa di chi ama. Non è solo sofferenza per la condizione dell’altro, è anche frustrazione per i propri limiti, per il muro invisibile che separa il cuore dall’efficacia delle proprie intenzioni. In questo tipo di esperienza l’amore non viene meno, anzi, appare ancora più grande proprio perché non si spegne di fronte alla propria inutilità apparente. Rimane, brucia, ma non riesce a incidere sulla realtà. È una distanza che non riguarda lo spazio, ma la possibilità: essere emotivamente vicinissimi a qualcuno e, allo stesso tempo, praticamente incapaci di cambiare ciò che lo fa stare male. Da qui nasce un dolore silenzioso, che mette in crisi il desiderio di controllo e costringe ad accettare che, a volte, amare significa anche sopportare di non poter salvare chi si vorrebbe strappare al dolore.