Al principio tutti i pensieri appartengono all'amore. Dopo, tutto l'amore appartiene ai pensieri.

Albert Einstein
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La nostra interpretazione

All’inizio di un sentimento autentico, la mente sembra orientata interamente verso ciò che si prova: ogni pensiero converge su quella persona, su quella presenza interiore che colora la percezione del mondo. L’amore è il centro, e l’attività mentale appare quasi un suo semplice riflesso. Con il passare del tempo, però, accade un rovesciamento sottile: non è più l’amore a guidare naturalmente i pensieri, ma sono i pensieri a impossessarsi dell’amore, a interpretarlo, scomporlo, giudicarlo. L’esperienza viva rischia di essere sostituita da analisi, aspettative, ricordi, paure. In questo passaggio si vede la distanza tra la freschezza originaria di un sentimento e il modo in cui la mente tende a incasellarlo. L’entusiasmo iniziale lascia spazio a domande, razionalizzazioni, calcoli; l’immediatezza si attenua sotto il peso di riflessioni e proiezioni. Non si tratta necessariamente di un processo negativo: il pensiero può anche approfondire, dare forma, proteggere. Ma c’è un richiamo implicito a non lasciare che l’amore diventi soltanto un oggetto mentale, un concetto astratto, separato dalla sua radice vitale. L’invito è a custodire la qualità originaria del sentimento, quella in cui la mente è al servizio dell’esperienza, e non l’esperienza prigioniera dei pensieri. Così, l’amore rimane un movimento reale dell’essere e non un semplice gioco dell’intelletto.

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