Vorrei ringraziare il buon Dio per avermi fatto Yankee.— Joe DiMaggio
Vorrei ringraziare il buon Dio per avermi fatto Yankee.
Sono solo un giocatore di baseball con una sola ambizione: quella di dare tutto quello che posso per aiutare la mia squadra a vincere. Non ho mai giocato in nessun altro modo.
Mettere a segno una battuta vincente, diventa più importante di mangiare, bere o dormire.
Un singolo pensiero di gratitudine innalzato al cielo è la preghiera più perfetta.
L'ingratitudine più odiosa, ma più antica e più comune di tutte, è quella dei figli verso i loro genitori.
C'è una virtù che gode di una sempre minor coinsiderazione: la gratitudine. Cioè l'impulso che ci porta a voler bene, ad essere riconoscenti, a cercare di ricambiare coloro che ci hanno aiutato nei momenti difficili della vita.
La gratitudine guarda al passato e l'amore al presente; paura, avarizia, lussuria e ambizione guardano al futuro.
Tengono una gratitudine i puverielli che nessun re ha mai sentito.
La gratitudine nudrisce la sensibilità, ed anima la beneficenza.
Tra i monumenti della città ideale non dovrebbe mancare quello che il lettore ignoto ha dedicato all'autore senza nome come segno di gratitudine per il genio che gli venne in aiuto nella sua ricerca di una seconda e più leggera esistenza.
E ringraziate che ci sono io, che sono una moltitudine.
Nella maggioranza degli uomini la gratitudine è solo un desiderio velato di ricevere benefici maggiori.
Guai a chi lavora aspettando le lodi del mondo: il mondo è un cattivo pagatore e paga sempre con l'ingratitudine.