La politica è la scelta fra il disastroso e lo spiacevole.— John Kenneth Galbraith
La politica è la scelta fra il disastroso e lo spiacevole.
Gli economisti non avanzano previsioni perché sono in grado di farle, ma soltanto perché qualcuno le richiede.
In ogni grande organizzazione è molto, molto più sicuro sbagliare con la maggioranza che avere ragione da soli.
Il momento più felice nella vita di chiunque è subito dopo il primo divorzio.
I nemici della saggezza convenzionale non sono le idee ma la marcia degli eventi.
Nella società opulenta non si può fare nessuna valida distinzione tra i lussi e le necessità.
Governare è sempre scegliere tra svantaggi.
Nella nostra civiltà e sotto la nostra forma di governo repubblicano l'intelligenza è così altamente onorata che viene ricompensata con l'esenzione dagli obblighi della nomina.
Si ritiene che la politica sia il secondo più antico mestiere del mondo. Sono arrivato a rendermi conto che è fortemente somigliante al primo.
L'intero scopo della pratica politica è di tenere in allarme la popolazione (per poi condurla clamorosamente alla salvezza) tramite la minaccia di una serie infinita di mali indefiniti, tutti quanti immaginari.
Il compito della politica non è fare le manifestazioni ma cambiare le cose.
La vita nella verità non ha quindi nel sistema post-totalitario solo una dimensione esistenziale (restituisce l'uomo a se stesso), noetica (rivela la realtà com'è) e morale (è un esempio), ma ha anche un'evidente dimensione politica.
In politica, mio caro, lo sapete quanto me, non ci sono uomini ma idee; non sentimenti ma interessi; in politica non si uccide un uomo: si elimina un ostacolo, ecco tutto.
Ho visto Craxi guardare un socialista magro e piangendo domandarsi: 'Dove ho sbagliato?'.
Anche quando sospetto che la destra abbia ragione, me ne rimango ostinatamente seduto sui banchi della sinistra. E lo sai perché? Perché non posso fare altro.
La storia è politica sperimentale.