Mi sentivo più felice quando dormivo che da sveglio. Facevo sogni bellissimi.— Jonathan Coe
Mi sentivo più felice quando dormivo che da sveglio. Facevo sogni bellissimi.
Il linguaggio è un traditore, un agente segreto doppiogiochista che scivola inavvertito tra un confine e l'altro nel cuore della notte.
Vieni, aurora, incendia la casa del sonno, inonda di luce l'ombra che bisbiglia ancora.
Ciò che è inevitabile può anche essere spiritualmente intollerabile, ciò che è giustificabile può essere atroce.
Non sappiamo bene chi siamo, finché non sopravviene una nuova circostanza a rivelarcelo.
Quella condizione di vulnerabilità del cuore in cui anche i dettagli più minuti e banali assumono un carattere luminoso, trasfigurante.
Troppo a pezzi per dormire, troppo stanco per stare sveglio.
Se dormo dormo per me; se lavoro, non so per chi sarà.
Il bosco è magnifico, profondo all'imbrunire e io ho promesse da mantenere e miglia da percorrere prima di dormire. Mi hai sentito Butterfly? Miglia da percorrere prima di dormire!
Meglio dormire con un cannibale astemio che con un cristiano ubriaco.
Io non morirò mai nel sonno. Non dormo così bene.
Mi è stato insegnato a non andare a dormire se c'è anche un solo documento di cui occuparsi sulla scrivania. Ogni sera mi chiedo se ho fatto tutto quello che dovevo fare.
Amare al buio, dormire al sole, mangiare in silenzio: tre sciocchezze.
La donna è come una buona tazza di caffè: la prima volta che se ne prende non lascia dormire.
E mi domandavo stupito come mai, come mai qualcuno potesse fantasticare d'inquieti sonni, per coloro che dormivano in quella terra tranquilla.
Troppo spesso, l'unica via d'uscita è dormire.