Qualcuno ci sorveglia mentre scriviamo. La madre. Il maestro. Shakespeare. Dio.
Non sposare la neurochirurga che fa la buffona. Non sposare la fata sognatrice che si occupa della fame nel mondo. Sposa la più porca di tutte. Sposa quella che lo fa in cambio di una boccata della tua sigaretta.
Le armi sono come i soldi; nessuno ne ha mai abbastanza.
Quando arriva il successo per uno scrittore inglese, questi si procura una nuova macchina da scrivere. Quando il successo arriva per uno scrittore americano, si procura una nuova moglie.
Le pallottole non possono essere chieste indietro. Non potevano non essere inventate. Ma possono essere tolte dai fucili.
Scrivere ti dà sollievo. Persino quando non hai niente da dire, scrivere ti dà sollievo. Ma lo sappiamo, quando non abbiamo niente da dire?
Mi figuro, per un inestirpabile pregiudizio di scrittore, che nulla resterà non detto.
Poco e buono, dice el proverbio; è impossibile che chi dice o scrive molte cose non vi metta di molta borra, ma le poche possono essere tutte bene digeste e stringate; però sarebbe forse stato meglio scerre di questi ricordi uno fiore che accumulare tanta materia.
Scrivere è come scolpire, bisogna togliere. È un esercizio faticoso, e qualcuno preferisce evitarlo. Ecco spiegata la massa di parole inutili a spasso per il sistema solare.
Scrivere è un po' come fare i minatori di se stessi: si attinge a quello che si ha dentro, se si è sinceri non si bada al rischio di farsi crollare tutto addosso.
Se lo scrittore utilizza le parole per creare le sue opere, il fotografo, visto che scrive con la luce, dovrà essere sensibile ai mutamenti della luce stessa.
Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperto.
La disattenzione è il modo più diffuso di leggere un libro, ma la maggior parte dei libri oggi non sono soltanto letti ma scritti con disattenzione.
Se è vero che bisogna possibilmente pensare come uno spirito grande, bisogna invece parlare la stessa lingua che parlano gli altri. Bisogna usare parole ordinane, ma dire cose fuori dell'ordinario.
Quando io dico una cosa, essa perde subito e definitivamente la sua importanza; quando la scrivo la perde lo stesso, ma talvolta ne acquista una nuova.