A letto succede di tutto.
La mia giovinezza è il periodo che ricordo più spesso, anche se non è stato facile, ma pieno di parole che si confondevano con il teatro.
La poesia è una grazia, una possibilità di staccarsi per un po' dalla terra e sognare, volare, usare le parole come speranze, come occhi nuovi per reinventare quello che vediamo.
Il segreto della mia comicità? La ribellione di fronte all'angoscia, alla tristezza e alla malinconia della vita.
La fantasia mi carica di emozioni, di desideri, di speranze. Tutte le donne dovrebbero scrivere per liberarsi dei fardelli che durante il tragitto non riescono a perdere.
I colori, i suoni, gli sguardi raccontano il nostro tragitto. Un colore mi può incantare, uno sguardo mi può far innamorare, un sorriso mi fa sperare.
Mentre ero sul letto di un ospedale militare, con un bel buco sparato nel centro della mia vita, ho cominciato a sognare di volare. Ero libero. Ma prima o poi... ti devi svegliare.
Quando sento i suoi passi avvicinarsi alla mia stanza, mi stendo sul letto, chiudo gli occhi, apro le gambe e penso all'Inghilterra.
Io vado a letto tardi perché leggo Kant.
Bara e alcova vi offrono, come buone sorelle, piaceri terribili e paurose dolcezze.
La mia sola consolazione, quando salivo per coricarmi, era che la mamma venisse a darmi un bacio non appena fossi stato a letto.
Quante persone hanno dormito in quel letto prima di te? Quante di loro erano malate? Quante di loro sono impazzite? Quante di loro sono morte?
La vita mi faceva semplicemente orrore. Ero terrorizzato da quello che bisognava fare solo per mangiare dormire e mettersi addosso qualche straccio. Così restavo a letto a bere. Quando bevi il mondo è sempre lì fuori che ti aspetta ma per un po' almeno non ti prende alla gola.
L'intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non ha letto.
Dante ammonisce che «seggendo in piuma in fama non si vien né sotto coltre».
Conobbi un uomo che all'ora della sveglia balzava subito dal letto e faceva un bagno freddo. Ma questo eroismo non serviva a nulla perché, dopo il bagno, doveva saltare di nuovo dentro al letto per scaldarsi.