Il buono finisce bene e il cattivo male. Questa è la letteratura.— Oscar Wilde
Il buono finisce bene e il cattivo male. Questa è la letteratura.
L'esperienza è il risultato di un istinto per la vita. Quello che è vero dell'arte è vero della vita.
L'opera d'arte deve signoreggiare lo spettatore. Non sta allo spettatore signoreggiare l'opera d'arte.
La letteratura è sempre il precursore della vita. Essa non imita la vita, ma la plasma ai suoi fini.
Chiunque può scrivere un romanzo in tre volumi: ciò richiede semplicemente una totale ignoranza della vita e della letteratura.
Noi possiamo avere nella vita una sola grande esperienza, ed il segreto della vita è di ripetere più spesso che si può quella esperienza.
La letteratura produce risultati sensazionali per mezzo di un processo sensazionale.
Scrivere è dimenticare. La letteratura è il modo più gradevole di ignorare la vita.
La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
La letteratura non permette di camminare, ma permette di respirare.
La letteratura di tutto il mondo non si interessa molto del matrimonio: che cosa si potrebbe desiderare d'altro se non un amore senza regole, non rovinato da affitti, vecchiaia, bambini, conti del gas?
L'eccessiva ambizione dei propositi può essere rimproverabile in molti campi d'attività, non in letteratura. La letteratura vive solo se si pone degli obiettivi smisurati, anche al di là d'ogni possibilità di realizzazione.
La letteratura, come tutta l'arte, è la confessione che la vita non basta.
La letteratura non ha messaggi né valori morali da proporre, e quando ne ha, si tratta di un genere di cattiva letteratura. Il suo solo compito è di rappresentare la contraddittoria esperienza del tutto e del nulla della vita, del suo valore e della sua assurdità.
Noi non abbiamo una letteratura moderna. Abbiamo Goethe e appendici.
La letteratura, ben lungi dall'esprimere la totalità dell'uomo, non è espressione, ma provocazione.